1970 - NOTA

 

APPUNTI E RIFLESSIONI DI UN VIAGGIO

Venerdì 26 giugno sono salito, a Napoli, su un treno (era in ritardo) che proveniva dal Sud. Un treno di emigrati: giovani, qualche ragazzo, famiglie intere con tanti bimbi di tutte le età. Un treno stracolmo, gremite le carrozze, zeppi i corridoi, un caos indescrivibile di corpi, valigie, scatole, pacchi. Persino i gabinetti erano pieni di valigie e passeggeri, in alcuni di questi, sulle valigie e sulle tazze dormivano, avvolte in sdrucite coperte, dei bambini.

Ho chiesto ad un ferroviere se fosse un'eccezione, un caso. Mi ha risposto che “questi treni hanno sempre la solita caratteristica e offrono uno spettacolo di drammatica miseria e disperazione”. Ha soggiunto che “negli ultimi mesi sono tornati ad essere sempre più pieni come ai tempi delle grandi emigrazioni del '50”. Come ieri, anche oggi, gli emigrati sono braccianti, piccoli contadini dell'interno della Sicilia, della Calabria, cacciati dalla loro cara terra, dalle loro case, dalla mancanza di lavoro.

Tanto dramma mi ha ricordato la polemica dell'amico Sartori (segretario Cisl) sulle pesanti violazioni “delle norme di comportamento nella campagna elettorale” che la Federbraccianti avrebbe tollerato e mi sono chiesto se il terreno primo su cui verificare l'autonomia e la volontà unitaria dei sindacati non sia più utile e diventi quello delle iniziative per mutare la condizione dei lavoratori agricoli per porre fine, ad esempio, ai treni della disperazione.

Certo, l'incompatibilità, l'autonomia piena dei partiti sono questioni importanti a cui crediamo. La nostra organizzazione ha operato, in questa competizione elettorale, per il rispetto rigoroso delle norme di comportamento e nelle località dove si sono verificate deroghe sono incorso le assemblee dei lavoratori che prenderanno (ecco la democrazia) le decisioni più opportune. I casi singoli non possono permettere a chicchessia di mettere in discussione l'impegno e la lealtà delle singole organizzazioni.

Anche se ho personalmente constatato (è solo un esempio) a Scafati (Salerno) che nella Fisba campeggia il simbolo della Dc nel manifesto con la foto del capolista, sempre DC.

Credo invece che un banco di prova di un'approfondita verifica dell'impegno unitario dei sindacati dovrebbe essere l'occupazione. E' nell'interesse di tutta la categoria,anche degli occupati, è nell'interesse della nazione liquidare la disoccupazione che ha nelle campagne il suo serbatoio.

Sappiamo che ciò non è facile, infatti se si affronta il problema del lavoro vengono al pettine i nodi delle trasformazioni, dell'utilizzo del pubblico denaro, in ultima analisi le riforme. L'agricoltura, infatti, non può continuare ad essere solo fonte di sfruttamento e speculazione, deve assolvere ad una funzione sociale. Ciò impone che protagonisti elle trasformazioni diventino i lavoratori. E' tempo che i sindacati mettano a confronto le loro idee per costruire una politica capace di aggredire i nodi che lasciano la nostra categoria nell'inferiorità e che la fanno essere il più fornito serbatoio di emigrati.

Come pure si impone un'azione unitaria per garantire la presenza de sindacato in tutte le aziende e in tutti i centri. Ci sono centinaia di migliaia di lavoratori nelle campagne che non conoscono ancora il sindacato. Non solo, nei centri più piccoli il discorso unitario è lento, fatica, è frenato da municipalismo e dagli interessi locali ed anche le iniziative sindacali sono deboli, assenti persino sul problema dell'occupazione. Perchè non promuovere una campagna unitaria di sindacalizzazione, di costruzione di strumenti stabili in migliaia di aziende e comuni?

Quando parlo di sindacalizzazione non intendo solo la “tessera” ma l'organizzazione delle rivendicazioni, dei programmi di lotta; gli obiettivi immediati, di breve e lungo termine; intendo il controllo e la gestione reale del mercato del lavoro, la nomina e la funzione dei delegati, l'apertura delle vertenze integrative aziendali; la richiesta a tutti gli Enti di programmi di intervento nelle zone, nei comuni, nei settori produttivi; l'organizzazione di forme associate e cooperative per sostituire i lavoratori ai padroni.

Un tessuto di potere di cui il sindacato diviene l'anima, la forza, il motore.

Una simile azione unitaria, ampia e profonda sulla categoria, porterebbe a liberare enormi energie oggi isolate e disperse; alla partecipazione di centinaia di migliaia di lavoratori all'unità del sindacato e dare più forza alla lotta non solo della categoria ma del mondo el lavoro. Porterebbe alla reale e piena autonomia del sindacato ed anche le “remore”, le “violazioni dell'incompatibilità” sarebbero spazzate via.

Per i lavoratori l'unità sindacale non è il fine, ma il mezzo per essere più forti contro i padroni, per contare nella società. Per questo vogliamo e dobbiamo essere i protagonisti.

Quel treno di emigranti, con il suo carico di disperazione, mi ha fatto riflettere sull'autonomia, ma soprattutto è stato per un richiamo all'azione, ad un maggior impegno. Mi auguro che lo sia anche per altri.

 

Data documento: 
Venerdì, 26 Giugno 1970