2008 - Articolo per Liberazione

I "CARROZZONI" INPS E INAIL FINANZIANO LO STATO

I bilanci consuntivi 2008 dell’Inail e dell’Inps registrano un consistente avanzo: 1,5 miliardi l’Inail e 6,8 l’Inps.

Dedicato alle esternazioni del governatore della Banca d’Italia

La crisi morde, crescono i disoccupati ma anche nel 2009 l’avanzo economico dell’Inps sfiorerà i 6 miliardi e quello dell’Inail il miliardo e mezzo.

Sono somme che vengono utilizzate dallo Stato per la gioia del ministro Tremonti che esclama “meno male che abbiamo l’Inps!

E’ bene ricordare che l’Inps vanta crediti accertati per 30 miliardi in gran parte da aziende per contributi non pagati. E’ bene ricordare che l’evasione contributiva è crescente e non sono spiccioli ma decine di miliardi all’anno.

Hanno, per anni, suonato la grancassa del crollo finanziario del sistema pensionistico pubblico. Poi si sono inventati la “gobba” del 2015, spostata poi al 2035 e riproposta dal “libro bianco” del ministro Saccone nel 2050.

Hanno per anni sostenuto che il costo delle pensioni in rapporto al Pil (13%) era superiore a quello degli altri paesi europei facendo diventare pensione il Tfr, gli assegni sociali, i prelievi fiscali: in verità il 13% non è che un modesto 8,5%.

I lavoratori dipendenti producono un avanzo economico superiore ai 14 miliardi all’anno (F.L.D. – parasubordinati – prestazioni temporanee) e sono l’architrave del sistema pensionistico. Ma il bilancio dell’Inps mette in luce disavanzi enormi di alcune gestioni, è il caso del fondo dei dirigenti d’azienda che hanno livelli pensionistici quattro volte superiori a quelli dei dipendenti. Nella gestione dei lavoratori autonomi il deficit del fondo artigiani è di 3,6 miliardi di euro e tra gli artigiani vi sono aziende con numerosi dipendenti e sempre meno botteghe e quello dei coltivatori ammonta a 5 miliardi e sono sempre di meno i piccoli contadini.

Non si capisce poi perché i 112 milioni annui del deficit del fondo clero non vengano recuperati sull’8xmille destinato alle chiese.

Contemporaneamente il bilancio dell’Istituto certifica la modestia degli importi pensionistici dei lavoratori dipendenti: si tenga poi presente che la pensione delle lavoratrici è inferiore del 20% a quella dei lavoratori e che 5 milioni di uomini e donne in carne ed ossa percepiscono mediamente meno di 500 euro al mese, per non parlare degli invalidi civili, ciechi e sordomuti e dei percettori di assegni sociali che mediamente ricevono sui 300 euro al mese.

Ci sono le condizioni finanziarie per rivalutare gli assegni pensionistici a cominciare da quelli minimi, per liberare le pensioni dal prelievo fiscale e per istituire un sistema di rivalutazione annuale sulla base di un paniere di prodotti più aderente ai consumi degli anziani: sono richieste minime che ci auguriamo vengano assunte dalle confederazioni sindacali e sostenute con azioni di lotta.

Ma quando si affronta il tema pensioni le confederazioni sindacali sembrano assenti, la Confindustria e le associazioni datoriali fanno muro, economisti ed esperti dei partiti di governo ed anche del PD sembrano morsi da una tarantola, non parliamo del partito di Casini e dei Radicali.

I pensionati sono “intimiditi” da una campagna bipartisan martellante che li accusa di essere degli egoisti responsabili del deficit pubblico, di frenare lo sviluppo economico e di non avere a cuore il domani dei giovani, quindi dei figli e dei nipoti.

Nello stesso mondo del lavoro, per responsabilità in primo luogo di Cisl e Uil, questioni come l’orario di lavoro e l’età della pensione come pure la natura solidaristica e protettiva del contratto nazionale di lavoro e del sistema pensionistico pubblico sono diventati contrattabili e di conseguenza rinunciabili.

Come per le pensioni anche per gli infortuni siamo in presenza di un istituto (l’Inail) che finanzia lo Stato, l’avanzo economico degli ultimi anni gestito dal Tesoro ha superato i 13 miliardi mentre sono modestissimi i risarcimenti per chi rimane permanentemente menomato o per i familiari degli assassinati sul lavoro. Si spende poco o niente per la sicurezza sul lavoro mentre nelle aziende più di un milione di lavoratrici e lavoratori ogni anno si ammala e si infortuna, decine di migliaia rimangono permanentemente invalidi e più di 1000 muoiono.

Le risorse per aumentare le rendite ed accrescere la sicurezza dei luoghi di lavoro ci sono ma vengono utilizzate dallo Stato per altri scopi.

Sulle pensioni (così come per i contratti) lo scontro va ben oltre le risorse, investe il domani del mondo del lavoro in termini di diritti e di certezze: si tratta del futuro della società.

 

Data documento: 
Lunedì, 3 Novembre 2008