L'Amerikano (senza data)

Si tratta, probabilmente di un articolo per Rassegna sindacale, quando ricopriva l'incarico nella segreteria della Federbraccianti.

Al di là dei commenti fatti da molti organi di stampa, spesso sommari ed anche contrastanti sul significato, la portata, le scelte dell'assemblea dei quadri Cisl a Napoli, due elementi sono apparsi chiari anche ai commentatori meno impegnati o quelli pettegoli e maligni: l'assemblea ha affermato la validità del processo unitario ed ha impegnato l'intera Cisl a costruire l'unità organica; la minoranza Cisl è ora guidata dal segretario generale della Fisba che però al momento del voto ha potuto contare solo su 6 dei 107 membri del consiglio.

 

Nessuno, sia chiaro, vuole ignorare che il dibattito, il confronto e la polemica si sono sviluppati in modo articolato sulle relazioni; del resto la crescente drammaticità e gravità della crisi economica, le responsabilità del sindacato nei confronti del Paese, l'accresciuta forza delle organizzazioni sindacali, sollecitavano di per sé il confronto. In questo quadro non secondarie sono state le spinte a rinvigorire lo spirito di organizzazione, tesi questa portata alle estreme conseguenze dal segretario della Fisba, come pure l'emergere di tendenze che puntavano ad una collocazione più o meno collaterale della Cisl alla DC a componenti di essa.

 

Ma il dato politico vero che va colto è la riaffermazione da parte dell'assemblea dei quadri Cisl del carattere di classe del sindacato, dell'obiettivo prioritario della piena occupazione, della prevalenza delle politiche sociali, quindi del primato confederale e, logica conseguenza, la questione dell'unità sindacale che viene esaltata dalla decisione di generalizzare rapidamente i consigli di zona e dei delegati.

 

Quella dei consigli di zona è una scelta qualificante ed impegnativa per la cui realizzazione la Federbraccianti è disposta ad operare su tutto il territorio nazionale, a mettere a disposizione delle confederazioni il suo patrimonio di quadri di esperienza politica, di cultura.

 

Purtroppo dobbiamo dire solo “Federbraccianti” in quanto le scelte del gruppo dirigente della Fisba stanno spingendo lo spirito di organizzazione e nei fatti la concorrenza e il settarismo. Del resto anche per quanto concerne il patto federativo, richiamato con forza dall'assemblea di Napoli (quote sindacali, strutture di base, formazione unitaria, sedi unitarie, servizi unitari, estensioni delle federazioni di categoria a livello periferico, ecc.) e su cui è disponibile ad operare la Visba-Uil, la Fisba mantiene una posizione negativa.

 

Con queste posizioni la Fisba si assume il ruolo di reparto organizzato all'interno della Cisl per sostenere politiche moderate e bloccare il processo unitario.

 

Fra l'altro è in atto un tentativo di dare alla Fisba una marcatura più ideologica che ideale.

 

Sono note le posizioni di una parte del gruppo dirigente della Fisba (viaggi di Sartori in Usa a parte) relative alla proposta dell'unità di tutte le componenti sindacali non comuniste. Sono pure noti gli argomenti di anticomunismo usati dalla Fisba per sostenere tesi in contrasto con quelle delle Confederazioni.

 

In questa realtà far procedere l'unità sindacale, dare coerenza e forza alle politiche dell'occupazione,dell'industrializzazione del Mezzogiorno e dell'agricoltura, è necessario far progredire le strutture territoriali e aziendali unitarie. Le precisazioni che, via via, vengono maturando sulla funzione dei consigli di zona, su quale articolazione devono basarsi, unitamente al rinnovato impegno di costituirli, dovrebbero eliminare le tiepidezze e le remore presenti specie nel Sud dove il patriottismo di organizzazione è più forte, la Fisba più influente e dove , oltre ai sindacati confederali, operano pseudo-sindacati, faccendieri, patronati di comodo che indeboliscono la partecipazione dei lavoratori alla vita del sindacato.

 

La scelta dei consigli è una scelta di autonomia, di coerenza con le politiche, di crescita della democrazia. I prossimi mesi diranno se le Confederazioni e le forze più unitarie del sindacato avranno la capacità e l'autorità per realizzare questa scelta, per impedire che venga resa vana dagli “ultimi riottosi”.

 

La Federbraccianti, lo ripetiamo, è convinta fino in fondo che la scelta dei consigli sia giusta. Non intende prendere in mano da sola la bandiera, ma vuole promuovere con la Fisba e la Visba un confronto su tutta la tematica dell'unità (politiche – strutture), ma sin da ora è comunque decisa a partecipare ovunque e a promuovere, laddove è forza determinante, la costruzione di strutture unitarie nelle aziende e nelle zone.

 

Anche per i consigli di zona non si parte dall'anno zero. Ve ne sono già più di duecento costituiti ed altrettanti in via di costruzione. La grande maggioranza sono nel centro-nord. A quasi tutti partecipano, con più o meno impegno, le organizzazioni bracciantili e l'esperienza in generale è positiva. Il no, quindi, della Fisba nazionale alla costituzione dei consigli, o i tentativi per evitare che la presenza della rappresentanza bracciantile non sia eletta ma nominata, non regge. Dobbiamo essere tutti impegnati, dalle aziende fino alal segreteria nazionale della Federbraccianti a cogliere le spinte per l'unità e misurarci concretamente sul terreno dei consigli dei delegati e di zona con mente aperta e con continue e creative iniziative.

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