1975 - Articolo per Lotta Oggi

 

"Fronte della Gioventù", una semplice scritta su una serranda verde di via Migiurtinia indica che da Natale un nuovo covo fascista è in gestazione. L'apertura - anche se per poche ore - è stata firmata da alcuni individui noti come picchiatori e più volte denunciati che hanno festeggiato a piazza Sedia del Diavolo.

Uno squallido volantino - per il quale dovranno rispondere alla magistratura - e l'aggressione ai diffusori de l'Unità consumato il 5 gennaio fra l'incrocio di via Somalia e via Salaria, presente un certo individuo che impugnava una pistola, segnano l'inizio dell'attività del Fronte della Gioventù nel quartiere.

E' grave che si permetta l'apertura di altro covo, quando ormai è chiaro che gli squadristi del MSI agiscono per colpire e uccidere. Al metodo della spedizione squadrista davanti alle scuole, si è aggiunto quello dell'agguato, delle aggressioni individuali con l'uso di armi da fuoco, coltelli, martelli, come è avvenuto - ultimo episodio in ordine di tempo - alla Balduina dove un giovane è stato gravemente ferito.

Non si dimentichi che in quattro anni le aggressioni fasciste a Roma sono state più di 700 e che, anche nel nostro quartiere, decine davanti al liceo Giulio Cesare e alla sezione comunista di via Tigrè.

Occorrono energiche misure, i covi vanno chiusi, compreso quello di via Migiurtinia, prima che avveleni la via del quartiere.

La chiusura della sede del Fronte della Gioventù di via Migiurtinia la chiedono i partiti antifascisti, anche se è grave il silenzio della locale sezione DC e, ancor di più, il voto di 70 deputati democristiani affinchè i fascisti coinvolti nei fatti che portarono all'assassinio dell'agente Marino non fossero processati. La chiusura la chiedono i giovani, i commercianti che da sempre hanno potuto tranquillamente lavorare e vivere, discutere ed anche organizzare lotte giuste. Di questo confronto civile e democratico la sezione del PCI di via Tigrè si è resa garante ed oggi chiede a tutti di operare per impedire che i fascisti venuti da fuori, creino uno stato di tensione e, se le autorità non provvederanno a chiudere la sede fascista, sarà il corpo sano e democratico del quartiere, compreso i giovani, ad isolare i provocatori e costringerli a rintanarsi, più dei topi, nella fogna del loro covo.

La presenza di certi figuri davanti alla nuova sede fascista chiama poi in causa l'autorità e la stessa Magistratura. Non è più tollerabile che le spedizioni e le violenze fasciste restino impunite, che si ritardi 4/5 anni a processare i responsabili delle aggressioni e degli attentati, che le patrie galere soffrano di una specie di rigetto del fascista-missino. Come pure è stupefacente il comportamento dei dirigenti del Commissariato Vescovio che, pare, vogliano risolvere il problema del nuovo covo missino allargando le braccia o cianciando di imparzialità.

Ma l'imparzialità, nei confronti di chi sogna ancora il ventennio, di chi ormai è coinvolto in tutte le stragi e attentati delle libertà democratiche e costituzionali, diviene connivenza e "reato" contro la Costituzione. Di questo modo di pensare è poi logica conseguenza che il rifiuto di perquisire chi ha la "pistola facile" o quello di non voler vedere le armi improprie nascoste dietro il muretto di viale Somalia il 5 gennaio.

Siamo per la convivenza civile, per un secondo rapporto unitario, di confronto per il mantenimento e la tranquillità nel quartiere e per questo noi chiediamo - e con noi ci auguriamo che oltre ai socialisti, ai repubblicani, ai democratici, si schieri la sezione della DC di via Cirene - che i covi, compreso quello in gestazione a via Migiurtinia dove lo squadrismo si organizza, vengano chiusi, che Magistratura e polizia facciano rigorosamente il loro dovere.

Nessun indugio ulteriore è più tollerabile, occorrono misure energiche, decise ed immediate, per stroncare la violenza e l'eversione fascista a Roma e in Italia.

 

Data documento: 
Domenica, 5 Gennaio 1975
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