1978 - 30 gennaio - Riunione regionali

Le riunioni dei nostri dirigenti regionali diverranno, sempre di più, una costante nel lavoro dell'Inca. Obiettivo è di associare altri compagni alla direzione dell'Istituto, all'elaborazione e realizzazione dei programmi. L'obiettivo è anche la concretizzazione dell'impegno per far divenire i regionali istanze primarie, unitamente alle zone, rispetto alle province.


Le linee di un programma, che espongo brevemente, tengono conto di alcuni elementi e cioè:
1. nel prossimo semestre vengono al pettine molti problemi nel vasto campo del sociale. Questioni che, come nel caso della riforma sanitaria, ci impegnano ad un lavoro specifico per una sua corretta applicazione: la scelta del medico, la certificazione medica e così via, sono problemi specifici, tipici del nostro lavoro, che vanno approfonditi. L'impegno sulla riforma sanitaria, ovviamente, deve crescere nelle regioni, in relazione da un lato alla costruzione delle unità sanitarie locali e dall'altro ai provvedimenti legislativi attuativi, ancora da varare. Sulla legge di riforma sanitaria, la federazione ha organizzato un convegno dal 5 al 7 febbraio a cui porteranno il nostro contributo sulla base dell'esperienza che in questo campo abbiamo accumulato
2. alcuni provvedimenti in materie previdenziali sono stati già varati dal Parlamento. Altri, in particolare sulle pensioni, tardano anche per i contrasti insorti e gli attacchi all'accordo di governo e sindacato. E' questo delle pensioni e della previdenza un banco di prova, un campo di lotta che non può essere affidato solo ai pensionati, anzi: ne devono diventare protagonisti i lavoratori occupati
3. Siamo poi nella fase applicata del decreto 618 attuativo della legge 382: non credo si ignorino le difficoltà, i sabotaggi. Qualche passo in avanti si è compiuto, ma molto c'è ancora da fare. Stiamo lavorando alla preparazione di un convegno unitario , Acli compreso, che pensiamo di realizzare in tempi non lunghi. Stiamo anche aspettando una risposta su un'iniziativa unitaria sull'emigrazione. Po ci saranno le elezioni europee
4. alcune leggi sociali e civili sono in fase attuativa: l'aborto, i consultori, gli asili nido. Ma trovano resistenza nella DC e nel mondo cattolico che riescono a frenarne l'attuazione: nel sud altissimo è l'indice di obiettori, appena 7 su 400 consultori aperti e gli asili nido una ventina. Su questa problematica, come su quella degli invalidi e anziani, il sindacato deve fare qualcosa di più.

Rispetto a questa problematica è necessario un maggiore impegno complessivo del sindacato anche come via per aiutare la classe operaia impegnata in una difficile prova contrattuale ad arricchire, a qualificare, lo scontro, puntando con più forza certamente sul Mezzogiorno, l'occupazione giovanile, ma anche sui problemi della qualità della vita. L'insieme delle questioni della salute, della sicurezza sociale, della previdenza.
Sono, tra l'altro, questi problemi che hanno n sé elementi di "solidarietà" civile ed umana, senza i quali si cade nel categorialismo, nel corporativismo, nel privato.
Queste questioni vanno affrontate a fronte di un quadro politico estremamente difficile.
Un pano triennale tutto da verificare e contrattare affinchè non diventi il piano che riduce la spesa pubblica tagliando solo le spese sociali e previdenziali e subordini ipotesi di sviluppo alla riduzione del costo del lavoro. Risorse, controllo, programmazione, scelte rigorose di intervento per sciogliere il nodo dell'occupazione e del mezzogiorno è invece quanto vuole il sindacato.
Una recrudescenza del terrorismo che è chiaramente indirizzato contro la classe operaia e le sue organizzazioni e una incapacità dello stato di far fronte, di debellare il terrorismo.
Una crisi di governo che ci auguriamo non sfoci in elezioni anticipate, che sia breve, che si concluda accogliendo le proposte del sindacato in materia di economia e di ordine pubblico.
Sappiamo che in questa realtà provvedimenti già concordati in campo pensionistico, la discussione sulla legge sanitaria, i provvedimenti attuativi della riforma sanitaria possono subire ritardi ed essere anche stravolti.
Su questi campi va profuso un grande impegno, vanno moltiplicate le iniziative, suscitate le lotte.
Rispetto a questa realtà ci pare che su due filoni di lavoro si debba muovere tutto l'istituto:
1. l'attuazione dei programmi regionali elaborati assieme ai bilanci
2. l'attuazione delle decisioni in materia di unità assunte dai comitati direttivi Inca/Ital/Inal, del 10 gennaio.

Attuazione dei programmi. - I programmi sono stati elaborati coinvolgendo molti compagni e le strutture sindacali: permangono ancora difficoltà con alcune categorie. Possiamo dire che, seppur coraggiosa, la scelta della regionalizzazione si sta dimostrando giusta, in quanto sta aiutando il processo di integrazione, la riforma della struttura, rivalutando l'attività di tutela. I programmi (mancano quelli della Campania, Liguria e Marche) ci danno questi risultati:
- Struttura regionale, risulta che avremo in 9 regioni un compagno. In 5 due compagni, in 4 tre          compagni (organismi).
- Solo in 5 regioni non sono previsti interventi verso il pubblico impiego
- In 10 si prevedono interventi sul terreno medico/legale
- Attività in convenzione (ovunque).
- 240 milioni per la formazione, più di 100 milioni per le iniziative.
- Attività unitaria 70/80 milioni (C.D. del 10 gennaio)
- Zone: quale obiettivo si pone? Si tratta di realizzarle in ogni loro parte. Si tratta di portare gli uomini previsti per costruire la struttura. Si tratta di avviare le attività in convenzione, verso il pubblico impiego, medico/legale, i luoghi di lavoro. Si tratta di definire e attuare programmi formativi e le iniziative. Si tratta soprattutto di lavorare per costruire la struttura di zona.
La Cgil conferma i congressi regionali prima delle ferie: è un'occasione su cui torneremo con una apposita riunione, che ci può aiutare, che dobbiamo utilizzare.
La seconda questione su cui vorremmo che il dibattito si soffermasse è quella dell'unità. Si è, come sapete, potenziato il centro unitario. Il tecnico è di fatto unificato. Si è decisa la realizzazione di un progetto di omogeneizzazione e  un codice di comportamento che sono vincolanti sia per le strutture di patronato unitarie, sa per quelle di organizzazione.
Noi riteniamo che l'omogeneizzazione sia la leva, il mezzo per accelerare ed estendere il processo unitario, in quanto ci obbliga a confrontarci in tutte le realtà territoriali, a prendere comuni decisioni e orientamenti, a lavorare in modo analogo.
Noi riteniamo che questa scelta contribuisca a qualificare il rapporto con gli Enti, a sburocratizzare il lavoro, a diminuire il fiscalismo, ad accorciare i tempi di pagamento delle prestazioni, a costruire iniziative promozionali atte a garantire il diritto e le basi per goderne.
Noi riteniamo che questa scelta aiuti il confronto col Ministero sul fondo patronati, qualifichi la lotta al faccendierato, sia una efficace risposta all'attacco qualunquistico cui siamo stati sottoposti, spinga avanti la moralizzazione.
L'omogeneizzazione vogliamo diventi una grande operazione politica e sindacale. E' un'operazione avviata bene, ma la conclusione dipende molto da noi, dai compagni che lavorano all'Inca, dal centro nazionale fino alle zone e nei luoghi di lavoro. Si tratta di dare a questa iniziativa il rilievo e la dimensione politica facendola diventare un'iniziativa del sindacato: coinvolgendolo. Si tratta di attuare il più rigidamente possibile il programma concordato al centro unitariamente a quello che vi proporremo come Inca. Si tratta di superare ogni incertezza che permane nei nostri quadri, di qualsiasi ordine: riserve politiche, riserve finanziarie.
I tempi, la dimensione nazionale di questa campagna, sono decisivi. Non voglio entrare nel merito del progetto di omogeneizzazione, ma sottolineare che:
1. la carta della sicurezza sociale può rappresentare la via per instaurare un rapporto permanente, meno burocratico col lavoratore: un mezzo per accrescere la coscienza dei diritti previdenziali, strumento per iniziative promozionali. Se a questo si aggiunge la raccolta nazionale dei dati derivanti dall'attività, in materia di infortuni, malattie professionali, invalidità, evasioni contributive, ecc. si capisce che si punta a far fare un salto di qualità al nostro lavoro.
2. Le misure unitarie operative, come l'adozione, in ogni realtà, di procedure rigorose e identiche, come l'operatore unico nei centri unitati, come lo scambio di operatori nelle realtà non unitarie, come l'unificazione e il coordinamento delle consulenze medico/legali, come la costituzione di gruppi di lavoro provinciali e regionali comuni, lo scambio delle statistiche, le riunioni periodiche comuni degli apparati, l'attività di formazione. Tutto ciò indica la complessità, ma la compiutezza, di questo progetto.

Sarà tutto facile? Andrà tutto liscio? Credo debba essere considerata la scelta della omogeneizzazione, un obiettivo decisivo per cui ci si batte, senza riserve!
Le riserve, le contraddizioni tra questa scelta e lo stato dei rapporti unitari tra le confederazioni: è una riserva comprensibile ma ritengo non sia meccanicamente trasportabile rispetto le nostre scelte.
La volontà dei nostri partner, ci pare che in questa fase ci sia. Lo dimostra il piano delle riunioni unitarie programmato, il dibattito e le conclusioni dei Comitati Direttivi. Certo non mancheranno ritorni indietro, frenate. Ma dipende molto da noi. Ci pare comunque che con più coerenza e serietà si stiano attuando le decisioni del Comitato Direttivo. La garanzia che ovunque si operi allo stesso modo: si sono indicati e individuati strumenti precisi di controllo reciproci, si opera per cambiare le forme stesse di controllo e di valutazione del Ministero. Anche in questo caso dipende da ciò che costruiremo.
Ma all'interno delle diverse fasi e modi di lavoro proposti ci sono "cose" che non vanno bene, poco chiare e contraddittorie: la fase di sperimentazione che non è un "dogma" e dall'esperienza dobbiamo maturare i miglioramenti da apportare,
La griglia statistica sconvolgerà, sul terreno finanziario, alcune realtà dell'Inca: la pratica varia ed oltre che hanno per una parte valore sociale specie al Sud e nelle aree agricole, ebbene come Inca, a casa nostra, avviato e verificato l'andamento di questo processo dovremmo esaminare i problemi del finanziamento.
Non possono essere le riserve, la pigrizia, le preoccupazioni presenti in casa nostra a frenare il processo, ad alimentare l'opposizione degli altri.
Il programma unitario lo conoscete: per le riunioni regionali si tratta innanzitutto di rispettare le date, si tratta di concluderle con decisioni operative tese a sviluppare la costruzione dell'omogeneizzazione ed allineare le strutture unitarie e non di patronato. Si tratta di coinvolgere il numero più ampio di compagni, di amici, di operatori. Per i seminari centrali dovrebbe partecipare il compagno che, a livello di regione sarà incaricato di seguire praticamente l'omogeneizzazione. Una scelta oculata, non paralizzante dell'attività regionale.
Lo sviluppo complessivo dell'attività unitaria dipenderà molto dal modo come concluderemo questa prima fase di lavoro.
Riteniamo, però, che rispetto all'omogeneizzazione e per lo sciluppo del processo di sindacalizzazione del patronato decisivi siano i quadri di zona: come riusciamo, entro pochi giorni a informarli, a coinvolgerli. Abbiamo prodotto un bollettino, ma è insufficiente. Sarebbe utile che si arrivasse a rapide convocazioni nelle regioni e si affrontasse il problema in termini politici.
Come riusciamo, in tempi brevi, a dare un orientamento politico e indicazioni specifiche, un minimo di conoscenze del "nuovo" a 300/400 dirigenti di zona? Come diamo fiducia a questi quadri che dovranno svolgere un tale ruolo sindacale? Dieci corsi di una settimana in marzo a cui devono partecipare i compagni e le compagne che si ritiene diventino dirigenti di patronato delle zone sindacali unitarie e non, costituite o che si costituiranno con i congressi regionali:
a) grandi città o zone (più quadri)
b) le compagne, la cui partecipazione è difficile, almeno una settimana
c) schema rigido.

I temi di questi corsi (al di là delle formulazioni) sono:
come il patronato sindacale e il sindacato fanno vivere, a livello di zona, i problemi del sociale, come concretamente devono operare rispetto alla riforma sociale, a quella previdenziale, ai problemi dei servizi, della salute, ecc. Per una corretta loro attuazione e per una tutela puntuale dei lavoratori. Occorrono piattaforme rivendicative zonali;
cosa deve diventare nella zona l'attività di patronato, come deve articolarsi la presenza nei luoghi di lavoro e sul territorio, come si organizza e si opera in un ufficio avendo come punto di riferimento l'omogeneizzazione.

I temi che intendiamo trattare e la dimensione dell'iniziativa rendono chiaro il valore di questa scelta, l'importanza dei dieci corsi che vogliamo organizzare in marzo.
Rispetto ad una situazione politica difficile, alle linee di evoluzione e di iniziativa elaborate, c pare che due siano le scelte su cui misurarci:
1. la realizzazione dei programmi
2. l'omogeneizzazione.

Sono scelte che si integrano e che si sorreggono a vicenda.

 






 

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Lunedì, 30 Gennaio 1978
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