2004 - Ipotesi di costruzione di una struttura dei pensionati

Riflessioni per la costituzione di una struttura di "aggregazione di lotta dei pensionati"

(testo utilizzato per alcuni interventi)

 

1 - L'aumento della durata della vita è un dato reale e continuerà nei prossimi anni. Ai primi del novecento gli uomini vivevano più a lungo delle donne, oggi le donne vivono più a lungo degli uomini.

L'aumento della vita media è un dato generale, mondiale, anche se le differenze tra continenti e all'interno di questi è molto forte.

L'aumento della vita media non è un dato costante, infatti il cambiamento de sistema economico e politico negli stati sovietici (ex URSS) ha provocato una diminuzione della durata di vita.

2 - In Italia la percentuale di anziani sulla popolazione è in aumento. Gli anziani sono, di fatto, catalogabili in tre grandi fasce:

  • non autosufficienti per conseguenza di malattie e da un logoramento più o meno precoce legato all'età

  • autosufficienti ma con menomazioni parziali, spesso motorie e non in grado di un impegno in "lavoro proficuo"

  • in condizioni psico/fisiche mediamente positive anche se tendenzialmente volte al peggioramento per il logoramento fisiologico legato all'età, in grado di lavorare anche se in attività differenti a quelle svolte prima dell'andata in pensione.

 

3 - E' crescente il numero degli anziani che svolgono delle attività remunerate in toto o in parte o gratuitamente. E' crescente il numero degli anziani che hanno un livello culturale discreto (culturale in senso lato). E' crescente il numero degli anziani che rifiuta di essere considerato un rottame, un peso per la famiglia, una sorta di parassita. L'anziano vuole sempre di più la sua autonomia. E' crescente il numero di anziani che vorrebbe soddisfare bisogno "immateriali" sacrificati nel periodo di attività lavorativa: turismo, cultura, relazioni. E' crescente il "protagonismo": l'anziano può dare ancora molto alla società, ma la società non lo considera una risorsa.

Tra gli anziani sono prevalenti le donne in quanto vivono più a lungo ma continuano ad essere fortemente emarginate in quanto hanno meno autonomia essendo le pensioni delle stesse più basse di quelle degli uomini ed in gran parte svolgono attività di supporto, in particolare con i figli, per la mancanza di servizi e per la loro onerosità.

4 - La condizione economica, cioè il livello della pensione, condiziona fortemente la vita dell'anziano, le sue scelte. Tra gli anziani, con pensioni modeste, è diffusa la ricerca di altri redditi, in generale nelle campagne continuano a lavorare e considerano la pensione un sussidio, spesso si inventano mestieri ed attività. La bassa pensione spinge al doppio lavoro. Non significa che il doppio lavoro sia prerogativa dei pensionati poveri (pensioni medio/basse). Un numero non secondario di pensionati cerca e trova forme di lavoro nei più svariati campi: lavori marginali, lavori di tipologie diverse (autonomi - collaborazioni - servizi, ecc.). Altri operano nel volontariato, con o senza compensi.

5 - Una parte vive con la pensione (mediamente alta), senza rincorrere redditi aggiuntivi ed è parzialmente di supporto ai figli. E' questo tipo di anziano che cerca di soddisfare aspirazioni vecchie e nuove: turismo, cultura, vita sociale, ecc.

 

La tipologia descritta ha molte variabili, del resto ogni persona è un singolo e sempre di più è l'individualismo che tende a prevalere, ma le tipologie primarie sono quelle descritte.

Quatto sono i problemi centrali, cioè primari:

  1. il livello della pensione e l'età del pensionamento

  2. la condizione psico/fisica in parte legata all'invecchiamento

  3. l'ambiente di riferimento: famiglia, luogo di residenza, condizione socio/economica

  4. strutture di supporto di ordine culturale e associativo (centro anziani, università della terza età, ecc.)

 

Queste questioni sono primarie per fare dell'anziano un protagonista, farlo diventare una risorsa reale.

Ci sono alcuni dati che da soli sono indicativi: Il primo è che le pensioni sono più basse al Sud, dato il lavoro stagionale e tra i lavoratori autonomi. In futuro gli importi della pensione pubblica, per effetto del sistema contributivo e per la diffusione del precariato, saranno di gran lunga più bassi, difficilmente supereranno il 35% della retribuzione.

6 - Le ricette a questi problemi sono ormai note:

  • aumento dell'età per il diritto alla pensione ed eliminazione della pensione di anzianità

  • incentivazione a continuare a lavorare anche dopo il raggiungimento dell'età pensionabile

  • pensione integrativa attraverso l'utilizzo del TFR gestito da fondi "sindacali" o di altra natura

  • interventi di ordine assistenziale "fortemente" subordinati al reddito

  • contributi alle famiglie per "assistere" gli anziani non autosufficienti.

 

Dopo la controriforma Dini ed alcuni successivi interventicchi che hanno indebolito il sistema pensionistico pubblico, continua pesante l'attacco da parte del governo.

7 - A fronte di questa realtà i sindacati dei pensionati (Cgil-Cisl e Uil) non hanno una rivendicativa adeguata. Sempre più questi sindacati si stanno trasformando in strutture di servizio. Tra i pensionati non vi è una presenza significativa di sindacati extraconfederali. Si è costituita una qualche associazione, come l'ANLAFER, che persegue però obiettivi limitati e specifici di categorie di ex lavoratori o parte di esse. Piattaforme rivendicative sul fronte socio/sanitario ed assistenziale sono diffuse a livello di territorio ma in generale nella logica concertativa.

Alla denuncia della perdita del valore reale della pensione (30% almeno negli ultimi 10 anni) rispetto al costo di vita ed ai salari non corrisponde una richiesta generalizzata di aumento delle pensioni medio basse.

In ogni caso le leghe dei pensionati delle confederazioni sindacali, ricche di risorse finanziarie e di migliaia di attivisti compensati, esercitano un controllo sociale e nel caso dello Spi/Cgil sono un veicolo elettorale per i DS.

8 - Per quanto attiene la pensione il Prc ha una sua proposta "organica": sistemi di calcolo, minimi e massimi, età per la pensione, finanziamento etc. puntiamo a salvaguardare il sistema pubblico, universale, solidale. Va difeso con forza il rapporto pensione/salario e la pensione va considerata salario componente della remunerazione pregressa; questa connessione è la modalità concreta per mantenere uniti i lavoratori attivi e pensionati. Proposte in Parlamento e nelle Regioni sono state da noi avanzate per quanto attiene l'assistenza, le inabilità, i servizi alla persona. Invece siamo completamente assenti nel campo della promozione socio/culturale. Non siamo in grado nemmeno di esprimere un giudizio condiviso sui centri anziani. Le iniziative di Federazione e dei circoli sono molto scarse. In alcuni casi limitate a specificità categoriali e territoriali. Non abbiamo dati certi sui pensionati iscritti al Partito sui pensionati impegnati nel lavoro di Partito, nelle leghe dello Spi, nei centri anziani etc. Non abbiamo una rete di collegamenti.

9 - Nemmeno il Movimento dei Movimenti sembra incidere su questa massa grande di uomini e donne. Il Movimento è guardato in generale con sospetto e solo quando prende posizione la Cgil molti anziani partecipano alle manifestazioni senza porre ad esempio la questione del mondo degli anziani e la società. Il 14 ottobre alla manifestazione del social forum gli anziani erano assenti, ma nello stesso giorno a quella delle Confederazioni erano la maggioranza. Alla manifestazione per la Pace erano in tante e tanti.

10 - Se queste notazioni sono condivise discende l'esigenza di dar vita ad un'iniziativa per portare numerosi anziani e anziane su un terreno rivendicativo, di contestazione, di lotta.

 

Innanzitutto va organizzata un'inchiesta (generale? a campione?) non tanto per monitorare dati quantitativi, pur importanti, ma per capire la realtà della vita del pensionato, i suoi bisogni, le sue speranze. Inchiesta come primo atto di recupero, di conoscenza e quindi per avanzare proposte capaci di creare coscienza, mobilitazione, lotta. Il nostro Partito mai ha realizzato un'inchiesta tra gli anziani.

Va poi precisata la nostra piattaforma, sia in campo previdenziale, sia in campo socio/sanitario ed assistenziale.

Si rende poi necessaria una proposta che chiamo "culturale" relativa alla funzione degli anziani nella società, che tenti anche di recuperare il rapporto tra le generazioni. L'anziano va considerato una risorsa e non un rottame. Su questo tema si potrebbe organizzare un convegno con anziani (uomini e donne) fortemente impegnati nel campo della cultura, della scienza, della politica.

Con il passare degli anni sta diminuendo il numero di compagni e compagne (iscritti e non a Rifondazione) che sono stati protagonisti nelle lotte della Resistenza e di quelle che hanno caratterizzato il dopoguerra. Si rischia di perderne la "memoria". Un recupero "mirato" di testimonianze scritte, in video, ecc. su cui costruire successive iniziative. Anche nelle scuole potrebbe essere un'iniziativa da perseguire.

Proposta operativa. - Operare per dar vita ad una prima struttura di "anziani e anziane": associazione, comitato, forum? A Roma. Occorre evitare che il tutto si riduca ad un fatto organizzativistico e burocratico.

Come procedere. -

  • individuare alcuni compagni e compagne che condividano l'esigenza di una "struttura" tesa a gettare il seme della ribellione e della protesta e quindi diventare protagonisti del Movimento

  • indire un'assemblea dei pensionati e delle pensionate iscritti al Prc della Federazione di Roma e costruire la struttura

  • la struttura, che si deve aprire ad altri e altre, può trovare spazio presso l'associazione Articolo 3.

 

Data documento: 
Lunedì, 9 Febbraio 2004