2008 - In ricordo del compagno Arrigo Filippucci

 

(artiolo per Liberazione)

E' mancato il compagno alla famiglia ed ai compagni. Aveva compiuto da poco 91 anni.

Quando ho conosciuto Arrigo, nel 1990, aveva più o meno la mia età. L'incontro avvenne al termine di una riunione molto tesa dove ero intervenuto con molta foga e calore. Mi si avvicinò un signore distinto e mi disse: “hai ragione”. In quella riunione avevamo deciso la fondazione del partito della Rifondazione Comunista nel Secondo Municipio di Roma, con lo slogan “Liberamente Comunisti”.

In tutti questi 17 anni, salvo gli ultimi due quando la salute di Arrigo era minata, fu spesso, anzi sempre, presente nei momenti più importanti ed in quelli più travagliati della vita di Rifondazione Comunista.

Ci fermavamo spesso a parlare, anche se era schivo a raccontare del suo passato: appresi che aveva attivamente partecipato alla Resistenza con azioni pericolose come l'assalto ad un treno, che aveva rischiato molto assieme ai suoi cari: per un soffio non finì alle Fosse Ardeatine, dove morirono i suoi amici e compagni.

Appresi del suo lavoro, la sua dedizione ai problemi del lavoro e dei diritti, quale qualificato operatore nel mondo della giustizia, dove fondò la sezione del lavoro.

Consigliava, spiegava con competenza giuridica, tant'è che tutti lo credevamo un alto magistrato e di magistrati era amico.

Non si lamentò mai delle difficoltà e delle penalizzazioni nella carriera per la sua attiva partecipazione alla vita del PCI prima e di Rifondazione Comunista dopo. Forte era la sua passione politica e profonda la sua umanità.

Compagno colto, marxista convinto, un libertario... e proprio il suo considerare il “comunismo” a liberazione dell'uomo dalla guerra, dallo sfruttamento, da ogni forma di oppressione (anche dallo Stato) l'aveva portato, in tempo non sospetti, ad assumere una posizione critica sull'Unione Sovietica ed i Paesi cosiddetti del socialismo reale ed a condannare lo stalinismo.

Nelle assemblee, disordinate e con tanti giovani, Arrigo, che vestiva signorilmente, ascoltava e sorrideva. Poi interveniva riportando sempre qualsiasi problema nella giusta dimensione politica e dando un forte respiro ideale.

Persona gentile, sorridente. Aveva una sola preoccupazione: la salute della sua Maria (la moglie), di cui parlava con tanto affetto, con tenerezza, come un ragazzo più che innamorato.

So che mi stimava. Un ultimo grazie ad Arrigo da parte mia e da parte dei compagni e compagne del circolo “Marisa Musu” del Secondo Municipio per quello che ci hai insegnato e per quello che hai fatto per la causa dei deboli e degli oppressi. Tu che venivi da una famiglia borghese e che, colpito da come vivevano i figli dei lavoratori nel porto dei cantieri, hai scelto di stare dalla loro parte per tutta la vita.

Sante Moretti

 

Data documento: 
Lunedì, 3 Marzo 2008