2011 - Articolo per Liberazione

MEZZE VERITA'

Nelle trasmissioni televisive e sui quotidiani molto si è detto e scritto sulle pensioni: mezze verità e tante falsità, vistose sono le omissioni.

Per giustificare il prelievo sugli assegni pensionistici e l’aumento dell’età per il diritto alla pensione sono state resuscitate le baby-pensioni; si è insistito fino alla nausea sul peso eccessivo delle pensioni sulla spesa pubblica e sulla maggiore incidenza della “spesa” pensionistica sul PIL rispetto agli altri paesi europei. Si è sostenuto che il sistema pensionistico sarebbe iniquo in quanto privilegia i lavoratori occupati stabilmente e gli attuali pensionati dato che i giovani non potranno sperare in una pensione dignitosa perché non trovano lavoro o restano precari a vita.

Le baby-pensioni furono inventate dal fascismo e nel dopoguerra furono difese dalla Democrazia Cristiana e dalla Cisl che consideravano gli statali ed il pubblico impiego un loro feudo. Dal 1983 non sono state più convenienti in quanto dal calcolo venne esclusa l’indennità integrativa, dal 1992 sono state abolite. Attualmente vengono percepite da 500.000 persone molto anziane.

Sostenere che le pensioni sono “spesa pubblica” è un imbroglio. I contributi (che sono una quota di salario) versati agli istituti previdenziali risultano più che sufficienti a pagare gli assegni pensionistici. Invece è lo Stato che confisca io cospicui avanzi annuali del bilancio dell’Inps unitamente a 27 miliardi di ritenute fiscali sulle pensioni, cosa che non avviene negli altri paesi europei. Il nucleo di valutazione della spesa previdenziale che opera presso il Ministero del Lavoro dichiara, dati alla mano, che il nostro sistema pensionistico non presenta squilibri finanziari né per l’oggi né per il domani, sulla base di proiezioni, fino al 2060. Aggiungiamo, per memoria, che con gli avanzi del fondo lavoratori dipendenti privati e di quello dei parasubordinati (i precari) viene ripianato il deficit di circa 12 miliardi l’anno dei fondi dei commercianti, artigiani, coltivatori, dirigenti di azienda, clero.

Altro imbroglio è rappresentato dalla presunta maggior “spesa” pensionistica italiana, rispetto a quella degli altri paesi europei. In Italia il TFR è considerato spesa pensionistica unitamente a numerose prestazioni assistenziali e non si tiene conto delle ritenute fiscali sulle pensioni. Lo scandaloso 13% del PIL diventa un modesto 8% ed è il più basso in Europa come lo è anche la spesa sociale complessiva.

Sostenere poi, come fanno la Fornero e la Marcegaglia, che il sistema pensionistico penalizza i giovani è un’assurdità che offende il buon senso. Cerare di mettere i figli contro i padri, i giovani contro gli anziani è spregevole ed immorale. Non è il sistema pensionistico troppo generoso coi padri a negare ai giovani un futuro pensionistico dignitoso ma la mancanza di lavoro, il lavoro precario, i bassi salari, l’evasione contributiva. Costringere le persone a lavorare fino a 70 anni significa rendere più difficile ai giovani trovare un’occupazione. Diminuire gli assegni pensionistici impoverisce le famiglie e gli stessi giovani che sono costretti a rimanere in famiglia, almeno fino a 30/35 anni.

La verità è che l’attuale governo, voluto e protetto da “Re Giorgio”, agisce per conto della finanza e delle imprese che non si accontentano di far cassa sulle pensioni ma vogliono anche distruggere la solidarietà e la natura pubblica del sistema.

Per lor signori la pensione deve diventare una scelta individuale sganciata dal rapporto lavoro. Ciò renderebbe più facile il superamento dei contratti collettivi di lavoro, la liberazione delle aziende da ogni dovere e vincolo.

Sulle pensioni torneranno a mettere le mani e colpita sarà la tredicesima e la pensione di reversibilità. Diminuiranno i contributi che sono una quota di salario a carico delle imprese e tenteranno di rendere obbligatoria la pensione integrativa.

Per due anni le pensioni superiori a 1.400 euro lorde (1.150 nette circa) al mese non saranno rivalutate e la mancata rivalutazione non verrà mai recuperata. Una pensione di 1.500 euro lorde mensili (1.200 nette circa) perderà dall’anno 2014 circa euro 810 fino a quando il titolare tirerà le cuoia e ciò per la Fornero sarebbe equità!

Sulle pensioni impressiona il cedimento del PD sia per quanto riguarda la natura odiosa del prelievo su uomini e donne che hanno lavorato una vita intera, che per l’aumento dell’età pensionabile, in particolare per le donne. Questo provvedimento votato dal PdL, dal PD e dal Centro aumenta consistentemente l’età per la pensione ed elimina la pensione di anzianità, riduce i futuri rendimenti e impedisce ai tanti lavoratori precari di poter contare su una pensione dignitosa. Fermarli è ancora possibile se le Confederazioni sindacali e la Sinistra mobiliteranno giovani, lavoratori e pensionati in una battaglia che è soprattutto di civiltà.

 

Sante Moretti

 

 

 

Data documento: 
Lunedì, 5 Dicembre 2011