Sindacato: no allo spontaneismo

(articolo per Liberazione non datato, si presume sia del 1992 quando i Comunisti della Cgil discutevano se dare vita ad una componente o aderire ad “Essere Sindacato”)

Ho letto l’intervista apparsa nell’ultimo numero di Liberazione, rilasciata dal comp. Patta. Anch’io ho partecipato alla riunione dei funzionari iscritti a Rifondazione che esercitano ruoli dirigenti nella Cgil ed impegnati in “Essere sindacato”, quindi non di tutti i sindacalisti iscritti a Rifondazione che operano in Cgil.

Sono convinto che sia sbagliato dar vita ad un “sindacato rosso”. E’ giusto impegnarsi a fondo in “essere sindacato. Penso che sia ancora possibile tentare di riportare la nostra Confederazione a contrastare l’attacco moderato, a ridare voce ai lavoratori, a rivalutare la pratica della lotta, a rigenerare la sua vita interna restituendo ruolo e potere ai lavoratori. Non sarà facile e non è scontato il risultato, sarà una battaglia difficile e di lunga lena che non si può combattere affidandoci allo spontaneismo operando in ordine sparso delegandola a “essere sindacato”.

La crisi del sindacato

Dobbiamo prendere atto della gravità della crisi del sindacato. Si è indebolita la funzione confederale della Cgil in quanto i problemi dio ordine generale, i soli che unificano il mondo del lavoro e danno risposte alle istanze dei lavoratori e della società, sono sempre più in ombra a cominciare dal lavoro, dal mezzogiorno, dallo stato sociale. Non solo, la Cgil tace sulla drammatica realtà internazionale. Questioni (guerre, crisi) legate al nuovo ordine mondiale gestito dagli Stati Uniti; lo stesso dicasi per le leggi elettorali che incrimineranno un altro fondamento della nostra Repubblica, la proporzionale. Sappiamo bene che anche nella Cgil i lavoratori contano poco, che a decidere è l’esercito dei 13.000 funzionari e di qualche migliaio di delegati sindacali a vita, che tra i lavoratori c’è sfiducia, che più di tre milioni si sono organizzati al di fuori delle confederazioni; che crescono nella Cgil le difficoltà organizzative e finanziarie e che i ruppi dirigenti in non pochi casi sono delegittimati. Le componenti sono state formalmente sciolte, ma la pratica dei veti sulle politiche e la pratica spartitoria tra Psi e Pds continua persino nell’assunzione del personale tecnico, nella gestione delle strutture di servizio oltre che nella formazione degli organismi dirigenti. In base a questa logica e in rapporto ai risultati delle ultime elezioni Rifondazione avrebbe diritto a più di 2.000 funzionari e in un’organizzazione di massa, nel bene e nel male, gli apparati contano e nel sud decidono tutto. Credo sia poi chiaro a tutti che al di là della conclamata autonomia del sindacato, un coinvolgimento del Pds nel governo accentuerebbe nel sindacato e nella Cgil la tendenza a teorizzare e giustificare i sacrifici nel nome del risanamento, dell’Europa e di conseguenza a rinunciare del tutto alla lotta.

Organizzarsi per incidere

Dobbiamo con grande nettezza riaffermare che noi Comunisti vogliamo una Cgil che si rigeneri restituendo potere agli iscritti, che metta al centro il lavoro, il conflitto ed organizzi la lotta e lo sciopero; una Cgil che partendo dai bisogni dei lavoratori, dai loro aneliti, proponga cambiamenti profondi della società, della gestione dell’apparato produttivo pubblico e privato, del funzionamento dello Stato e della pubblica amministrazione, del sistema fiscale, dello stato sociale; una Cgil che difenda con più decisione il diritto al lavoro, la libertà nei luoghi di lavoro, il diritto di sciopero. Rifondazione Comunista ha una linea precuisa e una strategia forte sul tema del lavoro, può e deve contribuire a ricollocare su un terreno di classe i tanti lavoratori, ripeto più di 3 milioni, che si sono autonomamente organizzati. Per questi motivi e di fronte ad una situazione sempre più grave i comunisti di Rifondazione nella Cgil si devono organizzare e coordinare. Questa scelta non capisco perché metterebbe in discussione l’impegno in “essere sindacato”. Non solo, non si può delegare sempre e tutto ad “essere sindacato” o alla generosità e all’intuito di alcuni compagni funzionari. Certo, no alla vecchia componente, ma un no forte anche allo spontaneismo.